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giovedì 28 aprile 2011

IKEA... discrimina il Sud ed arreda l'occupazione israeliana


IKEA, sembra proprio non smettere mai di essere al centro dell'attenzione sotto ai riflettori negativi...
Il 23 giugno scorso l’emittente Swedish Radio ha riportato che il gigante dell’arredamento IKEA in Israele, in maniera discriminatoria, fa consegne agli insediamenti israeliani illegali ma non alle città palestinesi dei territori occupati in Cisgiordania.

Il corrispondente della Swedish Radio in Israele, Cecilia Udden, ha spiegato che stava traslocando nella città palestinese di Ramallah nei territori occupati ed ha chiesto allo staff dell’IKEA israeliana se i suoi mobili potevano essere trasferiti. Ha raccontato che dietro il bancone del negozio c’era una enorme cartina di Israele che non riportava i confini della Cisgiordania, la Striscia di Gaza e le alture del Golan siriane. Sebbene le spese di trasporto dell’IKEA vengono calcolate in base alla distanza, con grande sorpresa della Udden, il trasferimento a Ramallah non era possibile. Tuttavia, il negozio l’ha informata che i mobili potevano essere consegnati ai vari insediamenti israeliani in tutta la zona occupata.

Ove Bring, un professore di diritto internazionale, ha spiegato alla rivista svedese on-line Stockholm News che la politica dell’IKEA è discriminatoria (sottolineo per lasciar comprendere  ai cari lettori) nei confronti dei palestinesi. Inoltre, la politica delle spedizioni viola il codice di condotta della compagnia.

Nel rapporto della Udden, l’IKEA ha dichiarato che, poiché si appoggia a compagnie di trasporti locali, è vincolata alle leggi del posto. Tuttavia, Bring ha sfidato la dichiarazione dell’azienda ed ha affermato che l’IKEA deve esaminare se le compagnie di trasporto siano davvero impossibilitate a consegnare a tutti i clienti che richiedono i prodotti. Di fatti, quando la Udden ha insistito per avere una risposta dalla compagnia di trasporti sul perchè i suoi mobili non potevano essere trasferiti a Ramallah, è stata informata che la milizia israeliana proibisce le consegne ai clienti nelle comunità palestinesi dei territori occupati.

Nella sua storica opinione consultiva del 2004, la Corte Internazionale di Giustizia ha enfatizzato l’illegalità delle attività che normalizzano gli insediamenti illegali di Israele nei Territori occupati. Di fatto, il rabbino Abraham Cooper del Wiesenthal Centre – che sta costruendo un Museo della Tolleranza su uno storico cimitero musulmano a Gerusalemme – ha detto al settimanale ebraico con base in California J. che l’apertura di un punto vendita IKEA in Israele “sarebbe un altro spiraglio per gli attentati che sono là fuori per boicottare Israele”.

Ironicamente, prima dell’apertura di un punto vendita IKEA in Israele nel 2001, il rivenditore venne minacciato di boicottaggio dal Wiesenthal Centre, in quanto il fondatore della compagnia, Ingvar Kamprad, era stato un membro del fascista Nuovo Movimento Svedese negli anni ’40. Il Wiesenthal Centre ha inoltre sospettato che l’IKEA assecondasse il boicottaggio di Israele da parte della Lega Araba, perché sembrava evitare un coninvolgimento commerciale in Israele malgrado le possibili opportunità. In una lettera del dicembre 1994 al Wiesenthal Centre, il presidente dell’IKEA Anders Moberg ha dichiarato che la compagnia non aveva partecipato con la Lega Araba nel boicottaggio e che l’IKEA stava esaminando la possibilità di aprire un punto vendita in Israele.

Oggi l’impero dell’IKEA vanta 300 negozi in 35 paesi, compresi due punti vendita in Israele; la compagnia ha intenzione di aprirne un terzo ad Haifa nel 2012. Il marchio IKEA è sopravvissuto alle rivelazioni sui legami del suo fondatore con il fascismo durante la sua giovinezza e la compagnia ha manifestato la sua sensibilità nei confronti di un eventuale boicottaggio dei consumatori.

Non vuole proprio smetterla... tutto ciò potrebbe scaternare una reazione di boicottaggio, sopratutto nel Sud Italia, nell'Regno delle due Sicilie, che alla reazione di inviare un milione circa di e-mail di protesta per lo spot pubblicitario... essi rispondono facendo il copia ed incolla!
Ciò lascia a comprendere come IKEA gestisce le situazioni sia in Oriente che in Occidente...

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